Pandemie ed epidemie sono eventi che hanno sempre accompagnato l’uomo nella storia.
Qui potete fare un viaggio nel tempo e nello spazio per scoprire come è andata in passato, quali sono state le malattie, dove si sono sviluppate e quanto gravi sono state.
Buon Viaggio!
Dal 430 a.C al 1350 – Dalla peste di Atene alla “Peste nera” del 1300.
“Dico adunque che già erano gli anni della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella egregia città di Fiorenza, oltre a ogn’altra italica bellissima, pervenne la mortifera pestilenza: la quale, […] da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata, […] senza ristare d’un luogo in uno altro continuandosi, verso l’Occidente miserabilmente s’era ampliata.” (G. Boccaccio – Decameron I, Introduzione)
“Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. [….]Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d’insolito rispetto, con un’esitazione involontaria. Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l’inaspettata ricompensa, s’affacendò a far un po’ di posto sul carro per la morticina.” (A. Manzoni – I Promessi sposi capitolo XXXIV)
Dal 1850 al 1920 – Dalla Terza peste nera alla Febbre Spagnola.
“Fu un’ecatombe di giovani pari a quella degli altri giovani caduti in tutta la guerra: circa 600 mila. In maggioranza erano donne e il carattere misterioso della malattia era accresciuto dal fatto che, secondo molte testimonianze di familiari, tramandate privatamente e mai ufficializzate, riuscirono a salvarsi, tra le ammalate, molte che ebbero le mestruazione mentre giacevano a letto. ” – (L. Villani)
L’ultimo movimentato secolo, dal 1920 al 2020.
“ Entri dalla paziente, la conosci e la saluti. Ha un casco sulla testa, si chiama C-pap. Serve per respirare meglio, non ha molte speranze e il monitor al quale è collegata ne dà conferma. Ma la paziente è cosciente, lucida e orientata nel tempo e nello spazio. Parli un po’ con lei. Il medico passa a visitarla, parla al telefono coi figli della paziente per spiegargli che dovremo intubarla. Lei è sola, loro sono lontani, a casa.” (Dalla lettera di una infermiera del San Luigi di Orbassano)